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Il Cilento approda a Villa Signorini con la presentazione delle sue “chiocciole”

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La Slow Food è’ un’associazione no profit che dal 1986 sta cercando di sensibilizzare le persone ad una tipologia di cultura enogastronomica che possa rivalutare e valorizzare i prodotti autoctoni territoriali.  A tal proposito sono state redatte diverse guide nelle quali vengono segnalate diverse aziende vitivinicole o strutture nell’ambito della ristorazione che con i loro prodotti presentano una sorta di storiografia eno-gastronomica territoriale basata sulla qualità delle materie prime e sulla salvaguardia di determinati “processi tecnologi”. Le chiocciole rappresenterebbero il premio a locali e cantine che meglio interpretano i valori organolettici, territoriali ed ambientali in sintonia con la Slow Food. Il 2 dicembre a Villa Signorini, un’affascinante location pregna di architettura settecentesca situato nella zona archeologica di Ercolano, sono state presentate due guide importanti del 2014: Osteria d’Italia e Slow Wine. Per questo evento sono stati inviati tutti i ristoratori e aziende vinicole che hanno ottenuto la chiocciolina nella sezione Campania, e tra ventisette premiati cinque sono appartenenti al Cilento. Questo evento segna un traguardo davvero eccezionale che dovrebbe riempire di orgoglio qualsiasi persone sensibile a queste tematiche. Le aziende vinicole premiate sono due; l’azienda di Luigi Maffini situata proprio a Castellabate, con ormai più di quindici anni in attivo omaggiando il territorio con la produzione di Aglianico e Fiano, i due vitigni che meglio esprimono le caratteristiche del nostro territorio. Questa azienda è molto importante in quanto rappresenta il sacrificio e l’investimento di persone che tra i primi hanno creduto nella valorizzazione del Cilento, ergendosi adesso come punti di riferimento per le altre aziende limitrofe che quotidianamente lavorano con passione e dedizione. La seconda azienda vinicola coinvolta è quella di San Giovanni, posizionata poco sopra la costa di punta Tresino a Castellabate, sottoposta alle continue attenzioni di Ida e Mario Corrado che egregiamente sostengono la produzione di ben cinque vini dove oltre all’Aglianico e il Fiano compare anche il Ficonera, un Piedirosso prodotto a tiratura limitata che, credo negli anni, riscuoterà un grandissimo successo. E tra gli affreschi baroccheggianti nelle sale di Villa Signorini e le degustazioni di vini bianchi e rossi, venivano anche servite piccole porzioni di ristorazione di qualità come i Ravioli di castagne e Morzalletti con confetture di fichi o al miele della “Piazzetta” di Valle dell’Angelo, oppure la Torta di ricotta di Bufala con Pastafrolla all’arancia dell’osteria “Perbacco” a Pisciotta, e sempre in questo paesino sulla costiera Cilentana la grande ristorazione di Rinaldo Merola, con il ristorante “Angioina” che ha proposto in degustazione l’insalata di polpo con crema al cavolfiore, olive e capperi: un vero trionfo dei sapori del mediterraneo. Questo è la testimonianza che in realtà nel Cilento non mancano affatto le materie prime o persone che riescono a trasformale in prodotti di alta qualità, genuini e con gusti davvero univoci. La mia denuncia va invece alla poca sensibilizzazione sugli argomenti, a poca fiducia nei nostri prodotti e produttori, e sicuramente all’esile comunicazione che potrebbero invece rafforzare il concetto di enoturismo. Nelle prossime generazioni, l’obiettivo potrebbe essere quello di creare movimenti di “massa turistica” dove si possa legare la visita ai templi di Paestum, alle zone archeologiche di Ascea, ai residui di rocche appartenenti a Gastaldi di periodi medioevali, a momenti di gastronomia ed enologia autoctona, e dove qualsiasi turista possa portare attraverso una bottiglia di vino, o ad una confettura di fichi una piccola porzione del nostro meraviglioso Cilento in qualsiasi parte del mondo da dove provenga.

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